Siamo davvero viaggiatori?
Il lato oscuro e veritiero dietro i viaggi.
Ed eccomi di nuovo qua, a scrivere righe di testo dopo un breve periodo di assenza.
Se mi segui sui social saprai bene che circa tre settimane fa sono partito per un mese di viaggio con l’obiettivo di fare volontariato e apprendere nuove abilità, al contempo visitare nuovi posti e distrarre la mente.

La partenza
Sono così partito e la mia prima destinazione è stata un ostello a Noordwijk in Olanda.
Nonostante l’eccitazione iniziale, però, c’è voluto poco a farmi sprofondare nelle emozioni negative.
Nei Paesi Bassi faceva piuttosto fresco per i miei standard, pioveva quasi sempre, il lavoro che facevo non mi piaceva e non riuscivo davvero a trovare particolari connessioni con gli altri volontari. Nonostante essermi sforzato a farmela piacere mi sono arreso e mi sono dunque convinto che l’Olanda non facesse per me e che forse il problema era la destinazione.
Senza pensarci troppo approfonditamente allora decisi di lasciare il Paese.
Presi un volo per Barcellona approfittando di una nuova opportunità di lavoro in un ostello della città spagnola.
In pochi giorni, inaspettatamente, mi trovai dunque catapultato in una nuova cultura, una nuova terra e una nuova lingua. Con persone diverse, ambienti diversi, odori diversi. Tutto è cambiato per l’ennesima volta.
Così in poco più di due settimane mi sono ritrovato a dover lasciare tre Paesi, a salutare i “vecchi” amici in Italia, a farne di nuovi in Olanda e doverli salutare per poi ripetere lo stesso in Spagna.
“Sono stanco” – ho pensato pochi giorni dopo essere atterrato in Spagna.
“E’ questo di cui ho davvero bisogno? Sono davvero il viaggiatore che pensavo di essere?” – mi domandai.
Il problema non è la destinazione
Ho iniziato a realizzare che il problema non era la destinazione ma ero semplicemente io.
Sono sempre in costante ricerca del cambiamento (come d’altronde la maggior parte dei viaggiatori), e viaggiare mi piace per quello: perché spezza la routine e ti fa scoprire nuovi mondi e nuove realtà.
Non credo smetterà mai di piacermi eppure, per la prima volta in vita mia, mi sono dovuto scontrare con una realtà che mai avevo vissuto prima.
Per la prima volta non sentivo semplicemente il bisogno di andarmene perché tutto andava come doveva andare e non sentivo la necessità di apportare alcun cambiamento nella mia situazione attuale, se non qualche piccolo tassello.
Decisi però di partire comunque, convinto del fatto che come i viaggi mi avevano da sempre cambiato e aperto a nuove opportunità, anche questa volta sarebbe stato lo stesso.
Ciò che è successo in realtà è stato esattamente l’opposto: viaggiare senza sentirne il bisogno mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto realizzare che non ha alcun senso farlo se non riesci a far calare la tua mente nel presente, perché continuerai a far vagare i tuoi pensieri in una realtà diversa e questo non ti porterà da nessuna parte, se non a farti patire il qui e ora aspettando che finisca.
Viaggiare è necessario
Viaggiare è necessario.
Ci fa crescere moralmente e personalmente come poche cose al mondo. Ci pone sfide da affrontare che saranno dure da affrontare, ci fa capire quanto siamo piccoli in questo grande e meraviglioso mondo e ci fa realizzare quanto le culture possano essere diverse tra loro e quanto importante sia apprezzarle.
Ci fa conoscere, ci fa scoprire, ci rende curiosi e ci apre il cuore e la mente, perché ci rendiamo conto che il mondo non finisce al confine del nostro giardino.
Così come le persone, che così innumerevoli continuano a sorprenderci, ed è soltanto vagabondando che possiamo incontrare nuove e speciali connessioni che altrimenti ci saremmo persi.
Tutto ciò è estremamente fenomenale e sono grato di poter aver viaggiato tanto e poterlo fare tutt’ora sempre più ma questo mese all’estero mi ha fatto capire che i viaggi non sono la soluzione a tutto.
Che non importa dove ti trovi, ma con chi ti trovi.
Ho avuto l’ennesima conferma che tutto ciò che fa la differenza sono le persone che ci circondano e non i paesaggi. E che gli amici, la famiglia, le relazioni, sono insostituibili.
“Forse sto solo crescendo?” – mi domandai.
Forse sto semplicemente iniziando ad apprezzare maggiormente i legami di sempre, quelli inderogabili, imprescindibili, che quasi tendi a dare per certi. Ma scontati non lo sono, come niente in questa vita.
Non so bene quale sia la spiegazione alla domanda “siamo davvero viaggiatori?” ma credo fermamente che essi non sono la soluzione ai nostri “problemi” e alle nostre “debolezze” e ho realizzato semplicemente che è necessario viaggiare soltanto quando se ne sente la necessità e non perché crediamo che possa essere la risposta a tutto.
La più grande lezione
E forse la cosa più grande che ho imparato da questa esperienza è di non sprecare ogni singolo giorno della nostra vita, perché potrebbe essere troppo tardi.
Non mi era mai capitato prima di lasciare un posto anticipatamente soltanto perché non mi ci trovavo bene, eppure in Olanda mi sono semplicemente detto che non avrei permesso più a me stesso di vivere giornate mediocri soltanto perché si trattava di qualche settimana.
No, la vita è una soltanto e il qui e ora non torna più e allora me ne sono andato.
E’ stato un vero e proprio brindisi alla libertà e la soddisfazione di poter decidere cosa fare quando più lo volevo.
E dunque continua a viaggiare ma fallo con responsabilità e non fare di essi la soluzione ai tuoi problemi perché ti renderai conto che ti farà stare solamente peggio. Perché ti mancheranno gli amici, la famiglia e le relazioni di sempre.
Non ho paura a dirlo: sono contento di stare per tornare in Italia.
Ne ho bisogno e sono felice di poterlo fare. Forse non sono il vero viaggiatore che credevo di essere, ma sono senza dubbio libero di poter decidere quando farlo senza sentire pressioni dentro. Sono semplicemente me stesso.
Ricordati di amare te stesso/a consapevolmente e di non sprecare neanche un secondo della tua esistenza.
Buona vita!