Via Degli Dei – tappa 3
Da Madonna Dei Fornelli (Bo) a Passo Della Futa (Fi).
Introduzione
Giovedì tre Giugno 2021: inizio tappa numero tre della Via Degli Dei.
Oggi è un grande giorno! Già, perché questa tappa prevedeva l’ingresso in Toscana e io manco lo sapevo!
Il risveglio fu abbastanza traumatico: quella stessa mattina la nostra sveglia venne dettata dal rumore del tagliaerba, il quale avrebbe dovuto sistemare il prato del giardino pubblico sopra cui ci era stato concesso montare le tende.
Seppur non troppo piacevole, fu un bene: necessitavamo assolutamente migliorare il nostro tempismo la mattina, il quale era sempre stato pessimo.
E dunque come zombie usciti dalle tombe, con occhi semi-aperti e gli acciacchi un po’ sparsi lungo tutto il corpo, iniziammo lentamente a smontare le tende ed a prepararci per il grande giorno.
Proprio in quel momento, successe una cosa meravigliosa.

Il prato sopra cui soggiornammo
Ricordati infatti che, in caso te lo fossi dimenticato, durante i miei viaggi cerco sempre di abbandonare il più possibile il cellulare: aiuta a connettermi maggiormente con le persone e con la natura e, il fatto che usassi davvero poco il telefono si poteva notare da quella mattinata.
Proprio mentre smontavo la mia casetta portatile, per l’appunto, persi il mio cellulare. Lo cercai non troppo approfonditamente ma non mi importava perdere troppo tempo dietro ad esso. E allora partii senza. Non ci feci troppo caso perché significava piuttosto un’opportunità per disconnettermi maggiormente dalla tecnologia e vivermi il presente.
Lo ritrovai soltanto la sera: l’avevo chiuso in mezzo alla tenda in dolce compagnia della torcia notturna. Fu meraviglioso! Mi resi conto ancor più di quanto non ne avessi bisogno e, quella stessa giornata, assaporai al meglio ogni sapore ed ogni colore.
Giardino B&B “Dai Romani” (Madonna Dei Fornelli) – punto di ripartenza
Quella mattina mi sentivo in estrema compagnia.
Le tisane che condivisi la notte precedente furono un ottimo modo per legare con tutti i viandanti e fare amicizia. Dunque, a gruppi scaglionati partimmo tutti più o meno insieme e io ero accompagnato dal solito gruppo composto da Elena, Andrea, Simone, Altea e Matteo! Anche se in realtà, mi sentivo parte di un po’ tutti i gruppi.
Quella tappa prevedeva un inizio col botto: qualche metro di asfalto e poi tutto si trasformava velocemente in una ripidissima salita!
Una lunga, faticosa, estenuante ed infinita “rampa” che ci mise alla prova fin da subito. Ma non tutto era grigio come poteva sembrare, infatti mi sentivo estremamente grato perché quell’ardua pendenza si trovava in mezzo ad una foresta meravigliosa! Inoltre, essa fu anche occasione di dialogo e di scherzo, dato che ogni due per tre ci si superava tra viandanti, dopo aver lanciato sguardi di conforto ed esasperazione.

La bellezza della foresta
La foresta è parte integrante fondamentale del cammino ed io le adoro! Mi infondono una pace infinita e mi rilassano. E quella salita aveva dato i suoi frutti: ora ci aspettava un bel tratto pianeggiante in mezzo a quella fitta e rigogliosa vegetazione. Una bella ricompensa!
Presto avvenne poi un’altra magia: i primi segni dell’antica flaminia militare romana iniziarono ad intravedersi! Mi era stato detto si sarebbe potuta vedere lungo il cammino e poterla notare al terzo giorno fu un’emozione!
Confine Emilia-Romagna/Toscana
Strisciavamo come serpenti in cerca di prede lungo i sentieri tortuosi che si snodavano in mezzo alla foresta: avevamo un buon passo! Tra noi c’era sintonia e c’era tanto animo. Credo davvero che il terzo giorno sia molto importante per i viandanti che percorrono la Via Degli Dei in quanto esso segna la metà del percorso e noi iniziavamo a rendercene conto, per questo si respirava una certa emozione ed eravamo più pronti ad assorbire tutte le sensazioni.
A volte, durante i passi nella foresta, ero solito staccarmi dal gruppo: mi piaceva l’idea di poter stare in solitaria e respirare silenzio, pace e manifestare gratitudine.
Non l’ho dimenticato una singola volta lungo il cammino: un paio di mesi prima eravamo chiusi in casa per il lockdown e non permettevo al mio cervello di dare tutto per scontato. Quei momenti in solitaria mi erano molto utili per ricordarmi di quanto la vita sia bella e di quanto fortunato ero a ritrovarmi in quel momento proprio lì, proprio con quelle persone.
E dopo aver trovato lo stato di beatitudine mi ricollegavo al gruppo.
Raggiunsi Elena ed Altea e mi introfulai, silenziosamente, tra esse e nella loro conversazione. Ci conobbimo un po’ meglio nel mentre proseguivamo il nostro percorso finchè ci raggiunsero anche Simone e Andrea, coi loro volti straziati ed estremamente simpatici e scherzosi, più Matteo con la sua spensieratezza.
Successe tutto molto in fretta: tra fango, foglie verdi, arbusti giganti.. In una manciata di ore ci ritrovammo ad un punto focale del cammino: avevamo raggiunto il confine con la Toscana! Mi vennero i brividi.
Sorpassando il confine Emilia Romagna/Toscana
In soli due giorni e mezzo avevamo raggiunto la Toscana, ovvero la regione di destinazione!
Dopo le prime quarantotto ore di estrema fatica dovuta alla pesantezza dello zaino, questo fu un grandissimo sollievo!
Eppure non dovevamo dimenticare che la nostra giornata, e quindi la nostra tappa, era iniziata soltanto da poco più di tre orette.
La pace infinita della foresta

Segnaletica Via Degli Dei
Salimmo, e salimmo e salimmo. Continuammo il percorso sui nostri passi in mezzo al verde lucente della foresta, all’ombra dei pini.
Qui si stava proprio bene! Si respirava un’aria fresca ed un’atmosfera brillante. Il tempo rallentava i suoi passi e noi scivolavamo via come fluidi.
La brezza faceva scrosciare le foglie che, insieme ai nostri passi sul fango, erano gli unici suoni che si potevano sentire in mezzo alla pace della foresta.

La magica atmosfera della foresta
Quel giorno l’animo era molto più positivo ed energetico! Stavamo iniziando a smaltire i dolori della prima tappa ed iniziavamo ad abituarci alla distanza (non fraintendere, la fatica si sentiva comunque!)
Raggiungemmo quota mille metri dopo un paio di ore di cammino aggiuntive e ci godemmo una breve pausa arricchita da una buona manciata di frutta secca gentilmente offerta da Andrea e Simone i quali, nel mentre, continuavano lo spaccio medico di “Osteo Dolor” in soccorso dei viandanti di passaggio.
Ormai era ufficiale: quella pomata era diventata la mascotte e lo sponsor ufficiale del cammino.
Pranzo in mezzo alla foresta
Paesaggi mozzafiato lungo il sentiero
Il dislivello ci aveva lentamente consumato e, seppur avevamo avuto una leggera tregua passando per una bellissima e grande vallata verde, ora sentivamo l’appetito salire (o forse era più una scusa per fermarsi a fare un’altra pausa).
L’immensa e bellissima vallata
Alla fine quella giornata stava andando alla grande: poche pause erano state fatte fino a quel punto e stavamo tenendo un passo piuttosto celere! Beh, rispetto gli standard per lo meno. E allora decidemmo di deliziarci con un gustoso pasto sotto l’ombra dei pini in mezzo alla foresta!
Lungo il cammino, incontrammo qualche indicazione che citava “area pic-nic a 500 metri”.
No.
Ci impiegammo poco a valutare che cinquecento metri si sarebbero fatti sentire, seppur possano sembrare poco su una distanza di oltre centocinquanta chilometri.
E allora optammo per il primo spiazzo visibile ai nostri occhi: si trattava di un ampio “cerchio” con panchine composte da tronchi di alberi: era perfetto!
“Menù del giorno?” – Chiesi.
“Tira fuori tutto quello che hai” – Rispose Andrea.
Scoppiammo in una risata generale e decidemmo di incorporare tutto il cibo che ci era rimasto e dunque offrii le mie scatolette di ceci e tonno in scatola e li cucinammo insieme al riso bianco di Andrea e Simone. Alla fine dovevano smaltirne un chilo e mezzo, dunque gli facevamo soltanto un piacere.
Cucinando in mezzo alla foresta
Ci sedemmo impazienti ad attendere che il nostro cibo stellato si cucinasse e, per quanto “povero” poteva sembrare, ti posso assicurare che era delizioso. E questa è una grande lezioni che imparai sulla Via Degli Dei: vivevamo con poco, con cibo in scatola e in mancanza di doccia a fine giornata ma, quando vivi in queste condizioni, ti rendi conto dell’importanza delle piccole cose ed impari ad attribuirgli un valore diverso.
Il cibo ne era un grande esempio!
Facemmo tesoro di quel fantastico pranzo e lo sbaffammo in pochi minuti. Ora eravamo di nuovo carichi, ristorati e pronti per ripartire (si fa per dire). Saremmo stati volentieri sdraiati su quel suolo fangoso a riposarci l’intera giornata.
Ma la nostra tappa ci stava aspettando e lentamente ci rimettemmo in cammino.
Cimitero germanico
Proseguimmo in mezzo a quell’affascinante foresta per ore e ore, ne fu un piacere!
Finimmo poi per sbucare in un luogo da visitare che veniva indicato sulla guida della Via Degli Dei: il cimitero germanico.
Si trattava di un luogo dove vennero seppelliti tutti i soldati tedeschi caduti durante la seconda guerra mondiale. Fu una piccola deviazione che facemmo volentieri.

Visita al cimitero germanico
Fu inoltre un’opportunità per rallentare il passo, svagarsi un’attimo e scoprire un po’ di storia, oltre che occasione di riflessione. Inoltre, in “cima” si godeva di una bella vista sui dintorni.
Passammo una ventina di minuti in quel cimitero privo di gente (viandanti intendo, ovviamente) e ci avviammo verso gli ultimi chilometri che ci avrebbero portato alla destinazione della nostra tappa: il Passo Della Futa.
Passo Della Futa – destinazione terza tappa
Gli ultimi chilometri scivolarono via molto più velocemente del previsto: ricordo la terza tappa con piacere in quanto abbastanza più “soft”.
Ce la passammo a raccontarcela mentre le nostre suole solcavano il terreno e, tra risate e scherzi iniziammo a riflettere sulla cena (sì, il cibo era sempre nei nostri pensieri).
E ci mancherebbe, mi verrebbe da dire, dovevamo pure ricompensarci in qualche modo dopo tutta quella fatica!
Gli ultimi chilometri non furono troppo suggestivi a livello paesaggistico ma, a quel punto, poco importava. Ciò che aveva maggiore importanza alla fine di ogni tappa era arrivare quanto prima possibile e poter finalmente toglierci le scarpe e rilassarci!
E così, presi dal pensiero della cena, proseguimmo imperterriti a passo celere e in poco più di un’oretta arrivammo finalmente al Passo Della Futa, la destinazione della tappa numero tre!
La sensazione di gioia nel vedere il campeggio di arrivo, al termine di ogni tappa, era sempre un’emozione più unica che rara.
Arrivo al Passo Della Futa
Eravamo emozionati e più carichi del solito data la tappa un po’ più leggera. Ma la prima cosa che facemmo fu gettare gli zaini al suolo, levarci le scarpe di dosso e ordinare la bevanda del pellegrino: birra. Tanta birra!
La assaporammo dolcemente circondati da un’aria magica, alla vista di vari pellegrini che stavano arrivando verso il nostro campeggio.
Incontrammo Tania e Lorenzo, una giovane coppia super simpatica che conoscemmo durante la prima tappa , anch’essi in tenda.
Essi arrivarono prima di noi (ovviamente) ed avevano già montato la tenda. Ci vedettero e, forse per malinconia o forse per semplice gentilezza, si unirono a noi offrendoci qualche altro boccale di birra.
Fu un piacevolissimo momento di condivisione e di spensieratezza. Tra risate e chiacchiere valutammo sarebbe stato carino cenare tutti insieme e procedemmo prenotando un tavolo al ristorante locale.
Allegri e rilassati dopo tutta quella birra, riflettemmo che era arrivato il momento: seppur con poca voglia, dovevamo montare la tenda prima che il sole tramontasse ma il tavolo da ping pong attirò la nostra attenzione e fu un’altra buona occasione per perdere un po’ di tempo.
Alla fine stavamo svolgendo un viaggio lento, quindi lo stavamo interpretando alla grande in tutto e per tutto!
Altea mi sfidò ed accettai la sfida (la lasciai vincere, ovviamente). E poi sotto Andrea e Simone, poi Elena e Matteo. Ci divertimmo un sacco: non so se fosse la birra o il bellissimo momento che stavamo condividendo insieme ma si respirava un’aria meravigliosa e il sorriso non mancava mai dai nostri volti!
Ormai però si era fatto davvero tardi ed era ora di montare le nostre “casette”.
Procedettimo con la stessa voglia che hai quando devi andare a lavorare e, una volta terminato, andammo a lavarci.

La nostra postazione notturna
La cena
Belli, profumati e coi capelli ancora bagnati corremmo al ristorante perché il nostro tempismo, come puoi dedurre, non era mai stato il nostro forte e anzi, coi giorni peggiorò!
Eccoci al completo: io, Elena, Simone, Andrea, Altea, Matteo, Tania e Lorenzo. Eravamo affamati ma soprattutto non avevamo avuto abbastanza birra.
E allora via di antipasti, formaggi, salumi.. Poi pizze, birre a fiumi e per finire deliziosi dolci!
Adorai quella cena.
Il pasto serale è un bel momento della giornata per me; l’imbrunire in generale porta emozione e quello fu davvero un bel momento. Fu una bella occasione per conoscerci meglio, intanto che Altea dava lezione di dizione ad Andrea.
Sapevamo che mancavano soltanto due tappe e già, per quanto mi riguarda, la malinconia iniziava a farsi sentire! Ma non era momento di piangersi addosso, piuttosto di godersi il momento e sorridere. Così fu e la cena fu splendida.
La serata
Terminato il pasto ci ritirammo nel nostro prato dove avevamo piantato le tende.
Demmo la buonanotte a Lorenzo e Tania ed io e Andrea ci scambiammo un’occhiata: “guarda che io voglio la tisana anche stasera” – mi disse Andrea.
Ero stanco morto ma riconobbi che fu un bel momento di condivisione e, dopo il cartello che portavo appresso, non potevo tirarmi indietro. E allora ci mettemmo tutti in cerchio di fronte le nostre tende: feci bollire l’acqua per tutti e ne distribuì abbondanti quantità ad ognuno. Fu speciale a dir poco.
La notte stava calando su di noi, le stelle sovrastavano il cielo e c’era silenzio. Tutti erano andati a dormire e ci ritrovammo a sussurrare tra noi dolci parole per non svegliare gli altri viaggiatori.
Mi innamorai di quel momento e fui grato di aver condiviso tisane ancora una volta con loro.
Di nuovo volevo rallentare il tempo perché mi stavo godendo troppo quel momento di magia, ma ovviamente i minuti continuavano a scorrere.
La giornata successiva sarebbe stata la più lunga di tutte le tappe e prevedevamo, proprio per questo, un risveglio abbastanza anticipato; dunque valutammo che era meglio se ci mettavamo a dormire.
Sciacquai i bicchieri e il pentolino in cui preparai le tisane e riposi tutto nello zaino.
Non ero pronto ad addormentarmi. Vedevo la tenda illuminata di Simone ed Andrea in cui Simone leggeva un libro; poco più in là invece c’era Elena che si era messa a scrivere, fuori dalla sua tenda mentre ammirava le stelle. Anche io volevo godermi ancora per un po’ il momento e, stavolta, volevo assaporarlo in solitaria.
Emozioni sotto le stelle
Mi infilai un maglione pesante e lasciai la tenda. Andai a passeggiare per il campeggio senza meta, senza tempo. Cercai un posto senza luci, in modo da poter ammirare le stelle. Mentre passeggiavo passai a fianco ai bagni in cui era presente una radio che, proprio in quel momento, dava la canzone “Forever Young” degli Alphaville. Adoro quella canzone, mi mise una malinconia assoluta. Una malinconia piacevole.
Mi fece riflettere sulla spensieratezza dei miei anni, in quel momento non esisteva nient’altro se non quel magico momento. Trassi ispirazione per sedermi su un prato ai piedi di un albero enorme e sorrisi. Mi sdraiai ad ammirare le stelle e mi sentii il cuore leggero, canticchiando il ritornello della canzone “I wanna be, forever young.”
Furono tanti i momenti emozionanti della Via Degli Dei, ma quello lo ricordo come uno dei miei preferiti.
Trascorsi qualche minuto in quello stato di benessere e spensieratezza infinita, me lo godetti alla grande finché valutai che la mattinata successiva avrei dovuto fare i conti con la sveglia se non mi fossi messo a dormire al più presto. Alla fine, era già notte fonda.
Allora con passo estremamente lento e molleggiato, ripresi la via per la mia tenda non distogliendo lo sguardo dalle stelle e non facendo cadere neanche di un mezzo millimetro il sorriso che mi marcava il viso.
Ora mi sentivo pronto per dormire: diedi un ultimo dolce sguardo al cielo e mi rinchiusi nella tenda.
Col piacevole suono dei grilli che cantavano nel prato attorno a noi, mi feci cullare e mi lasciai sprofondare in un piacevole sonno, il migliore che avessi avuto finora lungo il cammino.
Pensai:
La vita è bella
Ero grato ogni giorno di più per ciò che mi stava accadendo e per ciò che stavo facendo.
Mi sentivo abbracciato alla vita e mi sentivo pieno di energie.
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